Relitto Evdokia II
A noi piace chiamarlo il “nostro relitto”, anche se non è così
ovviamente. La verità è che è una delle immersioni più belle del nostro
mare, inteso quello antistante a Chioggia e senza nulla togliere alle
altre immersioni.
L’affondamento 1991 fu causato da una collisione con un
mercantile,la nave colò a picco adagiandosi sul fondo in assetto di
navigazione, anche se il danno provocato dalla collisione era solo su
uno dei lati.
Una nave di 90 metri,possente, le sue sovrastrutture furono tagliate
perché disturbavano la navigazione. Sul fondale il profondimetro segna
-26 metri e il punto superiore arrivava a -6, contro i -16 attuali.
Dall’affondamento ad oggi è stata depredata di tutto quello che si
poteva asportare, i tagli della parte superiore l’hanno abbassata, i
pescatori riempita di reti, ma la nostra nave merita sempre una visita.
Lo squarcio ora è diventato il taglio netto della nave, ormai è in
due tronconi vicini, lo si può agevolmente attraversare e osservando la
sezione dei vari tubi che percorrevano la nave da poppa a prua, si
scorgono alcuni gronghi che di quei tubi si sono fatti la tana.
Seguendo la spaccatura verso il fondo, si arriva in un passaggio
sotto tutta la nave, lì ci sono alcuni punti raggiungibili meno
facilmente di questo relitto.
Essendo poco battuto, lascia alla natura il tempo di creare le sue
fantasiose e sempre uniche meraviglie. Affrontare il passaggio è
possibile, con attenzione! Alcuni anni fa era molto stretto, ci si
passava a malapena, ora è molto ampio e le lamiere disgiunte creano un
apertura superiore dalla quale, sempre con attenzione, si può risalire
in quasi tutti i punti.
Proseguendo verso poppa, si possono vedere le varie lamiere inclinate
e disordinate che si dirigono verso l’esterno, pezzi di quelle parti
tagliate e fatte scivolare verso il fondo circostante. Non si riconosce
più nulla, solo un mucchio di lamiere. Passato questo, si arriva sul
timone,ma lì vale la pena salire in coperta e osservare tra gli argani e
botole a scorgere la molteplicità di vita che ha preso il sopravvento
su tutta la nave.
Dietro il castello di comando, una porticina che dà ad una scaletta che
va verso giù, passaggio stretto, sagolato con una cimetta bianca fissata
da elastici (ricordo che serve per dare una direzione e non un supporto
per spostarsi) seguendola si arriva alle cabine, per uscire all’altro
lato sui camminamenti sopra la stiva di poppa. Si esce tra due colonne
di ferro, subito a destra una botola che dà verso il basso.
La scaletta è caduta, ma a noi non serve, si scende e si arriva in
magazzino e in sala macchine, non c’è molto spazio, ma con calma ci si
arriva. Guardando verso su si nota la luce creata dal famoso taglio
delle parti superiori, dunque visitata la parte sotto si risale in
verticale notando le varie porte che conducono nei vari reparti del
castello. Una è ancora funzionante… Occhio.
Uscendo sopra il castello si può scendere su uno dei lati, seguire i
camminamenti e alla rientranza intrufolarsi nella sala comando,
attraversandola e uscendo dal lato opposto.
Ora verso prua, rimanendo in assetto sopra le passerelle attorno le
stive, si ripassa sopra la spaccatura e arrivando a una scaletta
troviamo gli argani e altre strutture perfettamente ricoperte di vita.
Da questo punto si può tornare verso poppa nuotando un po’ di metri
sopra, in modo di vederla il più possibile intera, se la visibilità lo
permette è uno spettacolo.
Per rendersi conto, più o meno, di come è fatta la nave, si può
osservare la sua gemella a Chioggia. Gemella per modo di dire, ma molto
simile.
Dopo l’affondamento dell’Evdokia II, la ditta armatrice ebbe non
pochi problemi economici. Lasciò l’Evdokia primo alla fonda di fronte a
Chioggia, fino a che la nave fu portata in secca all’interno della
laguna. Lì si trova tutt’ora, un po’ più piccola della sorella
affondata, presenta delle differenze sul castello di poppa, sulle porte
e la sua altezza. Del tutto similare è la struttura della nave nel suo
complesso. Le stive centrali e la grossa gru in centro della nave, la
linea dello scafo.
L’immersione descritta così è abbastanza tosta, richiede un
equipaggiamento un po’ adeguato, per chi non lo possiede si può spezzare
in tre parti il percorso in modo da renderlo accessibile con un A.R.A.
comune. Presso il nostro gruppo potrete trovare sia le attrezzature,
che le guide con la dovuta preparazione per condurvi in questa, come in
altre, bellissime immersioni magari anche quelle non segnate.
Acquelibere
Diving Club organizza viaggi di
vario genere,tra cui quelli con lo scopo di visitare relitti più o meno
famosi, reef sperduti lontano dalla
costa, o pareti con caratteristiche tali da renderle uniche. Alla ricerca di
luoghi più incontaminati possibile in modo da vedere la forza della vita marina
nella sua interezza e integrità.
Testo: Michele Favaron
Foto: Michele Favaron
Per informazioni su viaggi, immersioni e corsi contattare Acqueliberesub via Unità d'Italia 7, 35010 Limena (PD)
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